La prospettiva di Rosseau e la psicoterapia individuale
A cura della psicoterapeuta e psicologa a Brescia Dott.ssa Francesca Cervati
Ci troviamo oggi in un mondo dove siamo “bombardati” di informazioni in maniera più o meno costante: al di là del contesto scolastico, la tecnologia non solo permette l’accesso a una fonte illimitata di contenuti, ma lo favorisce e lo incoraggia.
Nell’ambito della psicoterapia individuale, ho potuto constatare come questo spesso, anziché favorire un utilizzo sano del web, si tramuta più facilmente in disagio che in alcuni casi genera dipendenza dal web.
Non sono solo i social, ma l’intera società in cui viviamo ci vuole “sul pezzo” in maniera costante: stacanovisti, informati, aggiornati, alla moda e allenati allo stesso tempo (facile no?).
Il contesto che ci circonda, sia esso fatto da persone, cose o dalla natura, crea e modifica la modalità in cui si formano i pensieri di una persona: se 50 anni fa’ una persona nata in un contesto rurale e isolato avrebbe avuto come prospettiva di vita quella di proseguire il lavoro in quell’ambiente, oggi la globalizzazione offre prospettive diverse.
Omologazione o integrazione?
La velocità con cui le informazioni viaggiano al giorno d’oggi ha sicuramente portato grandi vantaggi alla qualità della vita, ma a caro prezzo: la globalizzazione ha reso alcune parti il mondo “più simili” e interconnesse, ma ciò ha tolto forse tratti dell’unicità e della diversità che ogni luogo e ogni cultura intrinsecamente porta.
Pensiamo a delle tribù “primitive” (secondo il nostro punto di vista) di alcune zone del mondo, che probabilmente avrebbero vissuto benissimo senza l’invasione di turisti attirati da qualche bella foto vista sul web o in qualche pubblicità.
La vera domanda è se sia giusto o meno cercare di diffondere una cultura che noi crediamo sia quella corretta da seguire, o se invece alcune non dovrebbero mai incontrarsi, oppure chiederci se esista un livello di contaminazione da parte di diverse idee e modi di vivere che sia ottimale per lo sviluppo.
Qual è la giusta prospettiva?
Il punto centrale è non dimenticare mai che provenire da mondi diversi ed esser cresciuti in ambienti differenti dal nostro non è mai a prescindere giusto o sbagliato, ma che è proprio il modo in cui siamo cresciuti ad aver formato in noi una certa tipologia di pensiero.
Qual è dunque la giusta dose di influenza che il mondo dovrebbe avere con noi? O invece, dovremmo rifiutarla e vivere isolati?
L’educazione naturale
Il tema non è esattamente nuovo, fa parte di una di quelle grandi domande esistenziali affrontate nel corso dei secoli: Jean-Jacques Rousseau, filosofo e pedagogista nel 1762 affronta l’argomento in forma narrativa nel suo romanzo Emilio o dell’educazione.
Sostanzialmente, l’opera è una storia con una riflessione filosofica sempre presente e portata dal narratore, che è uno dei personaggi.
Rosseau partiva da questa prospettiva: l’uomo è per sua natura buono, ma che successivamente ciò che è costruzione non naturale corrompa la sua anima, e ciò è strettamente legato al modo in cui si forma un pensiero in età adulta.
Essendo impossibile il ritorno a questa bontà originaria, è necessario creare una condizione di esistenza che consenta all’uomo la convivenza civile e questo (sempre secondo la sua prospettiva) è possibile solamente con un contratto, un patto tra eguali.
L’Emilio, “l’uomo nuovo”
Rosseau vede un’unica possibilità di ritorno allo stato di natura: ripartire dall’educazione per creare uomini nuovi in una società nuova, fatta di persone che abbiano a cuore il rispetto e la convivenza con altre persone e con il mondo che ci circonda.
Per questo scrive L’Emilio, romanzo nel quale narra la storia di questo giovane (Emilio, appunto), che viene educato da un maestro a contatto e in dialogo con la natura e lontano dalla vita cittadina e dai suoi possibili influssi.
Il punto di vista è oggi a dir poco utopico, ma può farci riflettere su quanto l’influenza di una determinata cultura possa incidere sulla formazione di una persona rispetto a un’altra.
Il ruolo nella psicoterapia individuale
Secondo la terapia cognitivo comportamentale, a provocare i nostri stati emotivi non sono gli eventi bensì i pensieri che facciamo a tal riguardo.
Crescere con alcuni valori etici e morali ha un ruolo molto importante nel mondo in cui ci approcciamo agli altri e alle cose che ci circondano.
Nell’ambito della psicoterapia individuale, mi trovo spesso nel mio studio a dialogare con persone che vivono difficoltà dettate dal paradigma che regola il modo in cui interpretano gli avvenimenti della loro vita, dimenticando che le persone che incontriamo vivono secondo prospettive differenti dalla nostra.
Le loro famiglie, la cultura in cui sono cresciuti, gli insegnanti che hanno avuto, gli incontri che hanno fatto, hanno plasmato la loro personalità in modo autentico e differente dal nostro.
A volte, la cosa più difficile all’interno di un percorso di psicoterapia individuale è proprio comprende questo.