Come capire se sei lesbica se la società ci ha imposto da sempre il ruolo di uomo e donna, come una condizione quasi imprescindibile? A volte è necessario andare alla ricerca di sé stessi, semplicemente perché si sente il bisogno di farlo, come se internamente volessimo apportare un cambiamento.

L’omosessualità latente è un argomento sempre più discusso negli ultimi anni. Non perché si tratta di un nuovo fenomeno o trend del momento, semplicemente perché oggi c’è la possibilità di essere più liberi, avere quella libertà di costumi e di pensiero che un tempo non esisteva.

Segnali che potrebbero farti capire di essere lesbica

Essenzialmente non esistono regole che ti possano far intendere di essere lesbica. Premettendo che si tratta di una sensazione che soltanto chi la prova può capire, esistono dei segnali che potrebbero far accendere una lampadina e invitarti a razionalizzare ciò che ti sta accadendo:

  • Estetica: generalmente una donna gay, tende ad indossare capi maschili o accessori da uomo con i quali è certa di piacere a se stessa ed agli altri. Non si traduce nell’indossare una semplice maglietta unisex chiaramente, ma in aspetti ben più profondi, come ad esempio non volersi truccare, radersi totalmente i capelli o preferire ad esempio l’anello al pollice.
  • La postura: l’andamento con braccia distaccate dal corpo e le cui spalle sono avanti sembrerebbero una postura prettamente maschile ed un chiaro segno di omosessualità femminile. Un comportamento inconscio, che potrebbe esser visto come un segnale da attenzionare minuziosamente.
  • Lo sguardo: anche lo sguardo sembrerebbe esser palese in una lesbica. Sebbene non si riesca esattamente a definire ed identificare oggettivamente, molte donne omosessuali avrebbero confessato di mantenere uno sguardo più vicino a quello dell’uomo piuttosto che alla donna.
  • Attrazione fisica e mentale: un segno inequivocabile di esser lesbica è di provare una forte attrazione verso altre donne. Quando si è a contatto con una persona dello stesso sesso, nonostante possa esserci un buon feeling mentale, se si avverte anche una forte attrazione fisica allora è palese che quella donna sia omosessuale o bisessuale (nel caso in cui l’attrazione sia per ambedue i sessi).

La società ti impone un ruolo che non ti appartiene

Nonostante oggigiorno vi siano feste come gay pride e cortei dedicati alle comunità LGBT, ancora vi è una forte convinzione che l’uomo debba amare la donna e la donna amare l’uomo. Dunque per molti la sola idea di amare una persona dello stesso sesso è innaturale, abominevole e nei casi più gravi di ottusità sociale e religiosa viene equiparata ad una malattia.

In verità, il problema che sta alla fonte è la discriminazione sociale a cui siamo sottoposti quotidianamente. Il Governo, lo Stato e l’intera società sono stati costruiti secondo delle regole schematiche. Esse prevedono dei ruoli assegnati ed inderogabili con compiti identificativi da seguire. In sostanza nella morale comune come nella legislazione si fanno riferimenti esatti. L’uomo diventa il buon padre di famiglia e la donna viene identificata come “moglie” e “mamma” magari casalinga dedita alla famiglia.

In sostanza ci è stata dipinta una immagine precostituita come a delle marionette, con degli schemi ben precisi da seguire.

Il rifiuto dell’omosessualità: da dove arriva?

La chiesa Cattolica (religione predominante in Italia) non solo non ammette che due persone dello stesso sesso possano sposarsi o amarsi, ma indica il solo fatto di avere tendenze o abitudini omosessuali come un peccato mortale. Anche questo è un chiaro segno di arretratezza societaria che rifiuta l’evolversi dei tempi.

In una realtà come questa non è facile prendere coscienza delle proprie pulsioni omosessuali. A volte è necessario un percorso psicologico molto lungo e complesso per accettare i propri sentimenti e perdonarsi le proprie “carenze” rispetto al ruolo sociale assegnatoci.

In alcuni casi si fa finta di niente perché si ha paura di affrontare la questione in famiglia, si ha paura in sostanza di essere giudicate sbagliate. In particolare laddove la propria lotta interiore sia incessante e straziante, si consiglia di rivolgersi ad un terapeuta. L’obbiettivo primario è quello di fare pace con se’ stesse e di essere amate per ciò che si è e non per ciò che si “dovrebbe” essere.

In questi ultimi tempi abbiamo assistito a dei progressi (seppur molto graduali). Basti pensare al DDL ZAN: una misura preventiva per punire coloro che discriminano gli omosessuali e dimostrano violenza nei loro confronti.

Un segno positivo che dimostra di poter essere fiduciosi sul fatto che un giorno una persona (uomo o donna che sia) possa distaccarsi liberamente dal ruolo che gli è stato assegnato dalla società e sceglierne uno proprio. Il testo ddl Zan specifica infatti la differenza tra la “manifestazione del proprio essere” e la propria “condizione biologica”.